Chi sono?

Sono entrato in un centro Yoga per la prima volta nel Novembre 2002. Avevo scelto quello perché mi aveva incuriosito il fatto che passando davanti alla vetrina ci fosse scritto solo Yoga con caratteri modesti. Avevo un appuntamento con l’insegnante che mi aveva pregato di passare proprio quel giorno. Eravamo solo io e lui nella sala, piccola ma confortevole. Ci siamo seduti uno fronte all’altro e dopo una serie di convenevoli mi ha chiesto perché volevo praticare Yoga. Gli ho risposto sinceramente: volevo fermarmi un attimo, fare una ginnastica che mi potesse aiutare a “sedermi”, rallentare perché dovevo prendere delle decisioni importanti. Lui mi ha scoraggiato dicendomi di non aspettarmi troppo dallo Yoga. Mentre all’inizio queste parole mi hanno turbato dopo ne ho avuto molto rispetto… ma appunto l’ho scoperto dopo.
Comunque sono stato inserito nella classe principianti essendo la mia prima esperienza. Come obiettivo mi ero dato quello di giungere a toccarmi le punte dei piedi tenendo le gambe tese: un risultato che mai ero riuscito a conseguire seppur fossi uno sportivo. Dalla prima lezione avvenuta nel Dicembre 2002 ad oggi non ho più abbandonato lo Yoga. Di quella prima lezione ho un ricordo vividissimo. Quando sono uscito dal centro ho inforcato la bicicletta ed ho imboccato la strada di ritorno a casa ridendo da solo come un folle e sbiciclando come fossi un supereroe con il mantello svolazzante.

Ho avuto fortuna. Il centro si è rivelato un inaspettato luogo in cui si trasferivano strumenti capaci di far scendere nell’interiorità, un luogo nel quale potevo pormi delle domande e cercare le risposte dentro di me, un posto entro il quale ci si può abbandonare, passivamente per poter inseguire il famoso “yōgaścittavṛttinirōdhaḥ” di Patanjali. E’ lì che ho sentito pronunciare quel sutra la prima volta.
Sono partito con un’esigenza che poi ha rivelato altro. Dalla voglia di aiuto per superare momenti difficili lo Yoga è diventato altro. Ho scoperto che c’è altro…
Ma è veramente avvenuto nel 2002 il mio incontro con l’esigenza interiore di saperne di più su di me e sull’ambiente in cui vivo? E con lo Yoga, l’oggetto della motivazione, era veramente il primo contatto?
Scorrendo addietro le mie memorie a volte mi sovvengono immagini mentali che, con il senno di poi, magari hanno un senso: una foto con me da piccolo, primi anni 80, intento a rientrare l’addome come in uddiyana (cosa che mi piaceva tanto) rivelando tutta la mia magrezza all’ignaro fotografo; l’incontro casuale con un libro di Yoga scritto negli anni 70 che il fratello di un mio caro amico teneva in casa, ricordo che lo sfogliai interamente affascinato da quelle immagini di un uomo che eseguiva col corpo mosse mai viste prima; il mio interesse scolastico per la filosofia occidentale e poi orientale che continua tutt’ora; il mio starmene al buio la sera tarda, in camera mia, seduto sul pavimento, mentre turbinavano le crisi adolescenziali… e poi l’incontro con il Centro Yoga di Ferrara, i seminari di Şaţkarman, quelli di Haţha Yoga con con un vero maestro indiano, la scuola di insegnamento quandriennale dove ho conosciuto persone, maestri che si prodigano con serietà e sincerità a trasferire le loro conoscenza.
Da quel 2002 è cresciuto un albero straordinario di interesse, passione, amicizie, un albero che ha radici nella voglia di capirne di più sul mio sentire, i miei pensieri, la vita che scorre dentro e fuori di me e il mondo in cui abito. Anche quando attraverso un periodo di crisi molto importante o impegnativo mi cimento comunque nella pratica dello Yoga e Meditazione tentando un contatto con la mia parte interiore nell’abbandono e nell’ascolto di quanto mi succede anche se si tratta di stati d’animo di malessere: in fondo quando ero studente al Centro Yoga andavo a praticare in tutti i casi compresi quelli atmosferici e quelli nei quali non ero in condizioni emotive o fisiche stabili: sono state inaspettatamente situazioni di pratica significative, interessanti, stimolanti.
Ora se qualcuno mi chiede se sono riuscito a toccarmi i piedi rispondo di sì, ma posso aggiungere che da quei piedi sono giunto a volermi toccare dentro.